I leader della ricerca sui cellulari all’OMS chiedono urgentemente misure di precauzione per l’uso dei cellulari
Lo scorso 17 febbraio due autrici principali dello studio Interphone dell’OMS, Elisabeth Cardis, ricercatrice del Centro per la Ricerca in Epidemiologia Ambientale di Barcellona e la dott.ssa Siegal Sadetzki, dell’Istituto di Epidemiologia e Salute Pubblica Gertner di Tel-Aviv hanno pubblicato un editoriale che mette in guardia dai possibili rischi legati all'uso dei cellulari.
Si ricorda che i risultati di Interphone, la più vasta indagine sui rischi legati ai cellulari, sono stati pubblicati lo scorso 27 gennaio sul Journal Occupational and Environmental Medicine e hanno suscitato non poche polemiche, non solo per l'interpretazione dei dati ma anche per i conflitti di interessi che questo studio coinvolgeva, con un finanziamento di oltre il 30% da parte dell'industria delle telecomunicazioni.
Le due ricercatrici ritengono oggi che sia necessario fare un uso cauto del cellulare in attesa di ulteriori ricerche sull'argomento.
Si ricorda che i risultati di Interphone, la più vasta indagine sui rischi legati ai cellulari, sono stati pubblicati lo scorso 27 gennaio sul Journal Occupational and Environmental Medicine e hanno suscitato non poche polemiche, non solo per l'interpretazione dei dati ma anche per i conflitti di interessi che questo studio coinvolgeva, con un finanziamento di oltre il 30% da parte dell'industria delle telecomunicazioni.
Le due ricercatrici ritengono oggi che sia necessario fare un uso cauto del cellulare in attesa di ulteriori ricerche sull'argomento.
In particolare hanno scritto che la ricerca sulla radiazione da cellulare ha analizzato persone che usavano i loro telefoni per meno di quattro ore al mese e per meno di cinque anni. Nello studio Interphone dell’OMS, iniziato nel 2000 e finito nel 2004, era considerato “utente medio” chi aveva usato il cellulare per circa 100 in tutta la vita, pari a circa 2 fino a 2 ore e mezzo al mese. Coloro che risultavano all’apice della scala di accumulo di ore di uso del cellulare rappresentavano (1,640 ore o di più), se spalmate per 10 anni, corrispondevano ad un uso di appena 27 minuti al giorno e avevano il 50 % di rischio maggiore di sviluppare tumori maligni dalla stessa parte della testa dove tenevano il loro cellulare (detti tumori ipsilaterali).
Gli autori ritengono che non sia possibile valutare l’ampiezza e l’orientamento di possibili mistificazioni dei risultati dello studio Interphone e stimare, così, tutti gli effetti dei cellulari sul rischio di tumori alla testa. Ritengono, infatti, come anche altri scienziati (per esempio gli autori del rapporto Cellulari e Tumori alla Testa: 15 ragioni per la preoccupazione, la scienza, lo sviluppo e la verità dietro lo studio Interphone, pubblicato nel 2009 dall’International EMF Collaborative) che la direzione globale della ricerca fino ad oggi sia preoccupante.
“Mentre si attende la conferma o smentita di questi risultati da parte di ulteriori ricerche, le indicazioni preliminari indicano che l’aumento del rischio di tumori alla testa in coloro che lo usano intensamente e per lungo tempo rappresenti motivo di preoccupazione”, concludono Cardis e Sadetzki. “Ci sono oggi circa più di 4 miliardi di persone, compresi bambini, che usano i cellulari. Persino un piccolo rischio a livello individuale produrrebbe un conseguente numero di tumori e diventerebbe un importante problema di salute pubblica. Delle misure semplici e a basso costo, come preferire gli sms e il viva voce, potrebbero ridurre sostanzialmente l’esposizione del cervello alla radiazione del cellulare. Fino a quando non ci sarà, dunque, una risposta definitiva, si consiglia l’adoazione dell’uso di queste precauzioni soprattutto nella popolazione giovane”.
Fonte: Washington, DC (Vocus/PRWEB) http://www.prweb.com/releases/prweb2011/2/prweb8144389.htm
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