Petizione contro l'art 14 in Regione Veneto

ELETTROSMOG: SUI LIMITI NON SI PUÒ BARARE.
PETTENÒ: «LA GIUNTA INTERVENGA PRESSO IL GOVERNO AFFINCHÉ VENGANO STRALCIATE LE NORME DEL “DECRETO SVILUPPO” CHE ALLENTANO LE TUTELE IN VIGORE E METTONO A REPENTAGLIO LA SALUTE DEI CITTADINI».
7 novembre 2012 – Il decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (c.d. “decreto sviluppo”) contiene, all’art. 14, “Interventi per la diffusione delle tecnologie digitali”, disposizioni destinate ad allentare i vincoli legislativi sui limiti di esposizione ai campi elettromagnetici previsti nel D.P.C.M. 8 luglio 2003.
Ciò che è importante sapere è che le disposizioni di questa nuova legge aumenteranno in modo molto significativo l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Fulcro dell’articolo 14, infatti, è la variazione delle modalità di rilevazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz (quelle generate dai cellulari). Ciò, però, avviene in maniera quantomeno “furbesca”. Fino ad oggi i valori di campo vengono monitorati ad intervalli di 6 minuti, come previsto nella normativa CEI 211-10.
La nuova legge, invece, permetterebbe che i valori siano riferiti a una media di 24 ore. Se questa norma fosse approvata, la base di calcolo si allargherebbe e, nella media giornaliera, i picchi massimi verrebbero compensati da quelli minimi delle ore notturne, e i limiti di legge, in tal modo, non verrebbero mai superati. In questo modo, inoltre, le aree cosiddette sensibili, perché ritenute ad alta frequentazione, potrebbero subire un’esposizione ai campi elettromagnetici doppia o tripla rispetto ai valori di attenzione e agli obiettivi di qualità attuali, indicati dal D.P.C.M. 8 luglio 2003. In definitiva, si tratta di un provvedimento che attua una grave e irreparabile deregulation dei procedimenti amministrativi finalizzati alle verifiche preventive ed ai controlli di carattere sanitario, che va ad incidere pesantemente sulla corretta applicabilità del c.d. principio di precauzione.
Le motivazioni esposte nel testo di legge sono legate alla necessità di implementare le infrastrutture di telecomunicazione per la distribuzione della banda larga ed i servizi di telefonia mobile di c.d. “quarta generazione” (o 4G, per le cui frequenze, nei mesi scorsi, le compagnie telefoniche hanno dato vita a un’asta da 4 miliardi di euro). Lo sviluppo tecnologico del Paese non va bloccato, ma la diffusione di nuove tecnologie nel campo della comunicazione elettronica digitale non può e non deve avvenire sacrificando la salute di cittadine e cittadini. Bisogna infatti dire che i ripetitori per la nuova tecnologia 4G non sono imprescindibili: non introducono significativi elementi di novità in termini di nuovi servizi ma si configurano, al contrario, come concorrenti ed alternativi al servizio già esistente ed attualmente fruibile che utilizza la fibra ottica, una tecnologia decisamente non impattante né nociva sia per la salute che per l’ambiente.
Per questo, il Consigliere regionale Pettenò (FdS-Prc) ha oggi presentato una mozione in cui chiede alla Giunta Regionale di attivarsi in ogni sede per chiedere al Governo di disporre lo stralcio dell’articolo 14 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, la cui applicazione non giustificherebbe, in termini di sviluppo tecnologico per il Paese, i costi che la collettività sarà chiamata a sostenere a causa dei maggiori, accertati rischi per la salute della popolazione.

Commenti

  1. Vi informo che anche il Comune di Capurso (BA), congiuntamente al
    Comitato NEAC ( No elettrosmog a Capurso) ha presentato la mozione al
    Presidente del Consiglio, mentre lo stesso Comitato l'ha inviata, oltre
    che a Monti anche al Presidente della Regione Puglia e ad alcuni
    parlamentari pugliesi.
    Salute e saluti a tutti,
    Mario Boezio.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Fogli di alluminio per proteggerci dal 5G

sette casi svedesi di effetti del 5G studiati da L Hardell

Critiche sui risultati dello studio epidemiologico COSMOS