A Rischio Laboratorio dell'ISPESL

Lunedì scorso si avuta notizia che la direzione generale dell’INAIL intenderebbe sopprimere due dipartimenti dell'ISPESL – DIPIA (Impatto Ambientale) e DIL (igiene del Lavoro), compresa l’Unità Funzionale con Laboratorio del DIPIA.



Tale proposta sarebbe stato presentata ai sindacati appunto lunedì scorso, 13 febbraio, e avverrebbe nell’ambito del riordino previsto del direttore generale dell'INAIL - adottato in carenza dei decreti di cui ai commi 4, 5bis e 13, del d.l. 78/2010, rispettivamente per il trasferimento del personale ISPESL all'INAIL, per la nomina di un direttore generale dell'ISPESL con personalità scientifica, per la riforma statutaria dell'INAIL.



Si osserva che i due dipartimenti dell'ISPESL – DIPIA (Impatto Ambientale) e DIL (igiene del Lavoro) –sono quelli che firmarono l'Addendum al documento congiunto ISPESL-ISS sulle problematiche delle esposizioni dei lavoratori e della popolazione ai campi elettromagnetici, che il Parlamento italiano all'unanimità indicò come riferimento scientifico per il Governo con la Mozione Vigni 13 luglio 1999 n. 1-00360 e che costitui' il "rationale" della legislazione italiana in materia (DM 381/1998, confermata con DPCM 8/7/2003, e legge 36/2001) e del limite di 6 Volt/metro per l'esposizione della popolazione al campo elettrico, che ha tutelato il Paese, con lo stesso standard di sicurezza adottato dalla Svizzera (1999) , dal Belgio (1999) e dalla Cina (2003).



Come detto, con il DIPIA scomparirebbe anche la Unità Funzionale con Laboratorio "Inquinamento Ambientale da Radiazioni e Ultrasuoni" che ispirò quell'addendum e che negli anni tra il 1996 e il 2002, quando le reti telefoniche mobili vennero costruite, garantì i controlli tecnici sui progetti di nuove installazioni da parte dell'ISPESL, come servizio alle ASL, ai sensi dell'art. 3 comma 6 DPR 619/1980.



Quei controlli divennero usuali e perciò furono recepiti anche nel nel Codice delle Comunicazioni Elettroniche (art. 86 e segg.), sebbene trasferiti alla ARPA: ma la rete era ormai costruita.

Lo standard di 6 Volt/metro, voluto e attuato con i controlli dal Laboratorio "Inquinamento Ambientale da Radiazioni e Ultrasuoni" dell'ISPESL è rimasto al centro del dibattito nazionale e internazionale: anche se le lobby legate alla industria elettrica e telefonica hanno tentato in ogni modo di eliminarlo (ancora l'11 novembre scorso il passato Governo aveva inserito una disposizione nel decreto, poi ritirata, che limitava l'applicazione dello standard ai soli luoghi chiusi), le associazione ambientaliste così come alcune organizzazioni internazionali lo hanno invece sostenuto strenuamente. Basti pensare alla Risoluzione 20 maggio 2011 del Parlamento del Consiglio d'Europa che ha approvato il Rapporto Huss che sostiene il "rationale" della norma italiana, avvertendo che occorre proteggere "gli scienziati che hanno avvertito per primi" del rischio elettromagnetico ( par. 8.5.3).



Curiosamente tra questi scienziati si può indicare proprio il prof. Livio Giuliani, che dal 1998 dirige il Laboratorio "Inquinamento Ambientale da Radiazioni e Ultrasuoni" dell'ISPESL che oggi si intenderebbe sopprimere. Un nutrito gruppo di scienziati internazionali e di associazioni hanno inviato, proprio lunedì scorso, alla dirigenza dell'INAIL (con copia al Ministero della Salute al MInistero dell'Ambiente) una lettera di denuncia sul sospetto mobbing a cui il prof. Giuliani sarebbe sottoposto a causa delle sue posizioni cautelativa in materia di elettrosmog.


E' di vitale importanza che quella Unità Funzionale dell'ISPESL, che ha assicurato il mantenimento di adeguati standard di sicurezza in materia di radiazioni ionizzanti ed ha elaborato il sistema di protezione italiano dai campi elettromagnetici, non sia soppressa.

L'Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (A.M.I.C.A.) e il Centro Tutela Consumatori e Utenti che fa parte del CNCU, hanno chiesto oggi al Capo dello Stato, al Governo e al Parlamento di intervenire perché non sia soppresso un laboratorio che custodisce un importante patrimonio culturale nella valutazione del rischio fisico e che oggi svolge una ricerca di riconosciuto livello internazionale. Si pensi, infatti, che tale laboratorio ha sviluppato il brevetto congiunto ISPESL-CNR per il differenziamento cellulare mediante campo magnetico ed è leader di una ricerca finalizzata, qualificata e ammessa a contributo del Ministero della Salute con la Graduatoria 9/6/2011, alla quale collabora il più famoso Premio Nobel della Medicina, scopritore del virus dell'AIDS.
Che fine farà questa ricerca senza il laboratorio?

Commenti

  1. Salve, potete linkare la lettera inviata così da poter contribuire a diffonderla,per quanto possiamo?
    grazie
    a presto
    sostenitori

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