Interrogazione parlamentare Sen Panizza su pericoli da radiofrequenze

Il Sen Panizza (Gruppo: PER LE AUTONOMIE (SVP-UV-PATT-UPT) - PSI - MAIE)
insieme a due suoi colleghi di raggruppamento parlamentare hanno depositato il 15.9 la seguente interrogazione parlamentare.

Aspettiamo le risposte da parte del Ministro per la salute...



Interrogazione a risposta scritta 4-06336
presentata da
FRANCO PANIZZA
giovedì 15 settembre 2016, seduta n.679
PANIZZA, LANIECE, Fausto Guilherme LONGO - Ai Ministri della salute, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico - Premesso che:
i rischi per la salute e per l'ambiente legati all'esposizione crescente a campi elettromagnetici, a radiofrequenza e microonde emessi da cellulari, tabletsmartphonecomputer collegati in rete senza fili, antenne WiFi, WiMax, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile Dect, Gsm, Umts e Lte (4G) destano una crescente preoccupazione per gli effetti negativi che possono avere sulla salute, come riferiscono numerosi scienziati e associazioni impegnate nello studio delle cause dell'inquinamento elettromagnetico in Italia;
una lettera, sottoscritta da tali esperti e inviata al Governo e a tutte le istituzioni contiene le seguenti richieste: riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore; approvare un decreto attuativo della legge n. 36 del 2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili con l'adozione degli stessi limiti di esposizione delle antenne dei sistemi fissi; promuovere investimenti pubblici e la detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e completamente sicura per la salute; vietare l'installazione di reti "Wi-Fi" negli asili e nelle scuole frequentate da bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni; obbligare gli enti predisposti alla tutela della salute pubblica ad assumere le proprie valutazioni del rischio sulla radiofrequenza, selezionando gli studi scientifici indipendenti ed escludendo quelli finanziati dall'industria delle telecomunicazioni. Gli standard di sicurezza per i campi elettromagnetici supportati dai sottoscrittori della lettera-appello sono "basati sulle evidenze biologiche", e prevedono un limite di esposizione per le radiofrequenze di 0,6 Volt per metro;
è ormai noto, infatti, sottolineano gli scienziati, che gli standard promossi dall'Ieee (Institute of electrical and electronic engineers) nel 1992 sono obsoleti, perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto, mentre è stato ampiamente dimostrato che campi deboli, non in grado di produrre alcun riscaldamento, producono numerosi effetti biologici. Questo avviene perché la materia vivente funziona attraverso scambi chimici e segnali elettromagnetici, che possono subire alterazioni in presenza di campi esterni anche debolissimi;
anche la IARC (Associazione internazionale per la ricerca sul cancro) ha dovuto riconoscere nel 2011 queste radiazioni non ionizzanti come "possibili cancerogeni per l'uomo", ammettendo l'esistenza di effetti biologici e non soltanto termici;
l'attuale limite italiano per le radiofrequenze è di 6 V/m nei luoghi dove si staziona per più di 4 ore (i limiti europei sono di 61 V/m). La misurazione, effettuata in precedenza ogni 6 minuti dalle Arpa (Agenzie regionali per la protezione ambientale), è stata ritoccata dal Governo Monti. Con un decreto del 2012, l'Esecutivo aveva stabilito che le misurazioni dell'emissione elettromagnetica non andavano più distribuite in intervalli di 6 minuti, ma bastava una media delle 24 ore. Per ottenere una media bastano due misurazioni, una all'inizio e una alla fine del delta temporale. Ciò permetteva alle emittenti, senza apparente modifica dei limiti, di aumentare la potenza per ore, sorpassando anche di molto i limiti di legge, per poi scendere sotto i livelli di guardia durante la notte, quando la domanda è minore;
considerato che i firmatari della lettera sostengono che "la diffusione pressoché ubiquitaria di questi strumenti per le telecomunicazioni nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle università, nelle scuole, negli ospedali non solo è irrazionale, ma comporta seri danni alla salute compromettendo la capacità riproduttiva, quelle neuro-cognitive e la conservazione del genoma". Nella lettera inviata al Governo, le associazioni e gli scienziati elencano prove e studi sul rischio correlato all'esposizione all'inquinamento elettromagnetico. "Nell'ultimo decennio si sono profuse risoluzioni scientifiche e governative, consensus conference e documenti per invitare a limitare la diffusione dell'uso di tecnologie di comunicazione senza fili e per promuovere standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati sulle evidenze biologiche, con un limite di esposizione che per le radiofrequenze è stato individuato in 0,6 Volt per metro",

si chiede di sapere quali iniziative intendano adottare i Ministri in indirizzo per limitare la diffusione dell'uso di tecnologie di comunicazione senza fili e per promuovere standard di sicurezza per i campi elettromagnetici, al fine di ricondurre i livelli di qualità per la protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici a quelli suggeriti dalle recenti ricerche.

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